boicottiamole e mandiamo anche una lettera di protesta o di minaccia nella quale diciamo di non voler più comprare i loro prodotti...
1. Ferrero spa (kinder, duplo, Nutella, cioccolattini Ferrero) mail: info@ferrero.it
2. Unilever (Findus, dove, Lysoform, Knorr,Mentadent, Coccolino, Clear,Axe, Svelto)
mail: consumer-service.it@unilever.com
3. Barilla spa(Mulino Bianco, Pavesi, Barilla pasta e sughi) mail: webline@barilla.it
4.L'Oreal (Garnier, L'Oreal Paris, Giorgio Armani Parfums)
mail: servizioconsumatori@it.loreal.com
5. Vodafone (Vodafone, Omnitel)
6. Procter e Gamble Co. (Ace, Az, Mastro Lindo, Max Factor, Infasil, Pantene, Swiffer, Wiakal, Dash, Hugo Bass, Oil of Olaz, Vicks Tempo)
7. Nestlè SA (Buitoni, Nescafè, acqua Vera, acqua s.Bernardo, friskies, acqua Levissima, LC1, Nesquik, acqua Panna)
8. Bolton Group International (Roberts, Smac, WC net, Rio mare) mail mail@boltongroup.nl
9. Uliveto spa (acqua Uliveto e Rocchetta)
mail export@cogedi.it
10. Danone (Vitasnella acqua e yogurt, Saiwa, Fonzies, Ferrarelle, Actimel, Danette.) mail: info@danone.it
11. Parmalat (latte fresco blu e Zymil, yogurt Joy, Mr.day, Coppa Malù, Santal)
12. Gruppo RCS - Rizzoli (Fabbri ed. Oggi, Amica, Anna, libro Cristina Parodi)
13. Renault SA (Renault, Nissan)
14. Henkel (Dixan, General, Antica Erboristeria, Pril, Verlana, Vernel, Bref, Pattex, Nelsen)
15. Gruppo Mondadori (Panorama, Oscar Mondadori, Flair, Tu, Tv Sorrisi e Canzoni, Starbene, Contro Campo, Grazia, libro Bertolino)

di G-D'avanzo
La sera del 26 aprile Silvio Berlusconi festeggiava Noemi a Casoria. È giunto il tempo, due mesi dopo, di tirare le somme. Bisogna annotare con cura le bugie ascoltate; interrogarsi sulle ragioni dei troppi silenzi; afferrare il filo rosso che da una storia (le «veline») ci ha condotto in un’altra (Noemi) e in un’altra ancora (le prostitute a Palazzo Grazioli) fino alla soglia di una quarta (le feste del presidente).
Giorno dopo giorno, si è definita sempre meglio la «licenziosità» del capo del governo, «la scelta sciagurata degli amici di bisboccia, la sciatteria in certe relazioni e soprattutto la caratterizzazione ostentatoria di tutti i suoi comportamenti privati» (Giuliano Ferrara, Panorama, 26 giugno). Quel filo si riannoda intorno a un «grandioso sé», lascia nudo un potere e un abuso di potere che si immagina senza contrappesi e irresponsabile.
Da due mesi, Berlusconi parla senza dire. Ci scherza su alquanto imbarazzato e come ossessivo, ma tace l’essenziale. Il tempo non è passato invano, però. Le dieci domande che Repubblica ha ritenuto di rivolgergli il 14 maggio hanno trovato più di una risposta, nonostante il loquace mutismo del presidente del consiglio. A volte, anche i silenzi sanno parlare. C’è oggi materia viva per eliminare qualche interrogativo e proporne altri, nuovi e dunque necessari e urgenti.
«Chi è incaricato di una funzione pubblica deve chiarire», dice Silvio Berlusconi (Porta a Porta, 5 maggio). All’alba di questa storia, il premier sembra sapere che il significato etico e politico di accountability presuppone trasparenza; impegno a dichiararsi; rendiconto di quel che si è fatto e si fa; assunzione di responsabilità; censurabilità delle condotte riprovevoli – anche private – perché è chiaro a tutti che non ci può essere una radicale contrapposizione «tra il modo in cui un uomo di potere tratta coloro che gli sono vicini (la sua morale) e il modo in cui governa i cittadini e risponde a loro (la sua politica)»(Carlo Galli, Repubblica, 22 giugno).
Berlusconi, in apparenza, è animato da buone intenzioni, dunque. Deve, presto e in fretta, liberarsi di tre grattacapi che gli vengono dalla famiglia (con le accuse di Veronica Lario), dalla sua area politica (con i rilievi critici di farefuturo). Gli rimproverano di voler candidare alle elezioni per il parlamento di Strasburgo “veline”, giovani o giovanissime donne che egli ha già promosso nello spettacolo e gli tengono compagnia con assiduità nel tempo libero, a Villa Certosa, a Palazzo Grazioli. Gli si contesta la frequentazione di minorenni e un’ossessione per il sesso che pregiudica il suo equilibrio (Veronica Lario, Repubblica, 3 maggio). Gli si chiede dei rapporti con la minorenne di Napoli di cui ha voluto festeggiare il 18° anno (Repubblica, 28 aprile).
Berlusconi è tentato dal rovesciare il tavolo, come gli è abituale. Parla di “complotto”. Di fronte all’evidenza che il fuoco è “amico”, lascia perdere e appronta una difesa che vuole essere conclusiva. Concede due interviste ufficiali (Corriere, Stampa, 4 maggio, 4 maggio). Chiacchiera ufficiosamente e in libertà (ancora Corriere e Stampa, nei giorni successivi al 4 maggio). Si confessa alla tv pubblica francese durante il tg delle 20 (France 2, 6 maggio). Rifiuta – è vero – un’intervista a Repubblica (13 maggio), ma promette di «spiegare tutto» (Cnn International, 25 maggio).
Berlusconi è categorico, quasi minuzioso nella ricostruzione delle sue mosse. «Non avevamo messo in lista nessuna velina» (Corriere, 4 maggio). «Io frequenterei delle diciassettenni? E’ una cosa che non posso sopportare. Io sono amico del padre [di Noemi], punto e basta. Lo giuro!»
(Stampa, 4 maggio). «Sono andato a Napoli per discutere di candidature con il padre di Noemi» (Porta a Porta, 5 maggio), con cui «ho un’antica amicizia di natura politica», peraltro «Noemi, la figlia dei miei amici, l’ho vista tre, quattro volte, sempre accompagnata dai genitori» (France 2, 6 maggio).
Le affermazioni del capo del governo non reggono alla verifica dei fatti.
Repubblica scopre (21 maggio) che il 19 novembre 2008, a Villa Madama, la minorenne Noemi siede al tavolo presidenziale, in occasione della cena offerta dal governo alle griffe del made in Italy, raccolte nella Fondazione Altagamma. La ragazza è sola, non accompagnata da alcun familiare, accanto al presidente del consiglio e a Leonardo Ferragamo, Santo Versace, Paolo Zegna, Laudomia Pucci.
Sola e minorenne – e non accompagnata dai suoi genitori ma da un’amica minorenne (Roberta O.) – Noemi è anche a Villa Certosa, a ridosso del Capodanno, tra il 26/27 dicembre 2008 e il 4/5 gennaio 2009. Lo rivela a Repubblica (24 maggio) Gino Flaminio, un operaio di 22 anni legato sentimentalmente a Noemi dal 28 agosto 2007 al 10 gennaio 2009.
Gino, in contrasto con le dichiarazioni del Cavaliere, svela anche quando Berlusconi si mette in contatto con la minorenne Noemi. Che sia la prima volta glielo racconta lei stessa. Accade nell’autunno del 2008 (ultimi giorni di ottobre, primi di novembre).
Soltanto otto mesi fa. Berlusconi telefona direttamente alla ragazza alle prese con i compiti di scuola. Nessuna segreteria. Nessun centralino. Nessun legame con la famiglia della ragazza.
Berlusconi (che ha davanti una collezione di foto di Noemi) le dice parole di ammirazione per la sua «purezza», per il suo «volto angelico». Dopo quel primo contatto, ne seguono altri (Gino ascolta la voce del premier in tre o quattro telefonate) fino all’invito a trascorrere dieci giorni – senza i genitori – a Punta Lada.
Le rivelazioni raccolte da Repubblica costringono il premier a correggere precipitosamente il tiro. Non può negare la presenza di Noemi a Villa Madama. Ammette che la minorenne, anzi le due minorenni hanno festeggiato il Capodanno con lui, non accompagnate dai familiari. Non può confessare però che – uomo di 73 anni, con impegnative responsabilità pubbliche – trascorre il pomeriggio a telefonare a minorenni che conosce soltanto attraverso book fotografici fornitigli dagli uomini di Mediaset (nel caso di Noemi è Emilio Fede, dice Flaminio). Appresta allora una nuova favoletta per spiegare come, quando e perché ha conosciuto il padre di Noemi, Elio Letizia, e cancellare l’imbarazzante ma decisivo ricordo di Gino.
E’ la quarta versione che, nel corso del tempo, ci viene proposta. Ricordiamo le precedenti.
* 1. «Era l’autista di Bettino Craxi» (Ansa, 29 aprile, l’agenzia di stampa rimuoverà poi la pagina dall’archivio in rete);
* 2. «Elio è un mio amico da tanti anni, con lui ho discusso delle candidature europee« (Porta a Porta, 5 maggio);
* 3. «Conosco i genitori, punto e basta» (France 2, 6 maggio).
Anche la quarta ricostruzione di quell’amicizia viene cucinata in malo modo.
Berlusconi scarica su Elio Letizia l’onere del racconto. Elio Letizia liquida per intero lo sfondo politico dell’amicizia. Non azzarda a dire che è stato un militante socialista né conferma di aver discusso con il presidente del consiglio chi dovesse essere eletto a Strasburgo.
Dice Letizia che la «vera conoscenza [con Silvio] ci fu nel 2001». Elio sa – racconta – che a Berlusconi piacciono «libri e cartoline antiche» e nelle sale dell’hotel Vesuvio di Napoli (maggio 2001) gli propone di regalargliene qualche esemplare.
Nasce così un legame che diventa un’affettuosa amicizia quando Anna e Elio Letizia sono colpiti dalla sventura di perdere il figlio Yuri in un incidente stradale. Berlusconi si fa vivo con una «lettera accorata e toccante». Letizia decide di presentare la sua famiglia al presidente del consiglio nel «dicembre del 2001»: «A metà dicembre io e mia moglie andammo a Roma per acquisti e, passando per il centro storico, pensai che fosse la volta buona per presentare a Berlusconi mia moglie e mia figlia» (il Mattino, 25 maggio). Dunque: il capo del governo «per la prima volta vide Anna e Noemi» nel dicembre del 2001 non in pubblico ma nella residenza privata del premier, a palazzo Grazioli, o a Palazzo Chigi. Noemi ha soltanto dieci anni.
Il ricordo di Elio Letizia non coincide con quello di Silvio Berlusconi. Nello stesso giorno, la memoria del capo del governo disegna un’altra scena decisamente differente da quella che ha in mente Elio Letizia. Quando Berlusconi ha incontrato per la prima volta Noemi? «La prima volta che ho visto questa ragazza è stato a una sfilata», risponde il premier (Corriere, 25 maggio). Quindi, in un luogo pubblico e non nei suoi appartamenti pubblici o privati. Non nel 2001, come dice Elio, ma più avanti nel tempo perché Noemi avrebbe avuto l’età adatta per «sfilare» (quattordici, quindici, sedici anni, 2005, 2006, 2007).
Le «bugie bianche» di Berlusconi (il Foglio, 25 maggio) non possono nascondere qualche sconcertante punto fermo. È vero, il capo del governo «frequenta minorenni», come ha detto Veronica Lario e dimostrato Repubblica. Il presidente del consiglio non riesce con qualche attendibilità a dire come ha conosciuto i Letizia cosicché le parole di Gino Flaminio acquistano più credibilità e maggiore verosimiglianza.
Il quadro compromesso e degradato dell’accountability del capo del governo è confermato addirittura dal racconto di Noemi, mai smentito (e oggi è troppo tardi per farlo).
«[Berlusconi, “papi”] mi ha allevata (…) Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo a Roma, a Milano. Resto ad ascoltarlo. Ed è questo che desidera da me. Poi, cantiamo assieme. (…) [Da grande vorrò fare] la showgirl. Mi interessa anche la politica. Sono pronta a cogliere qualunque opportunità. (…) Preferisco candidarmi alla Camera, al parlamento. Ci penserà papi Silvio» (Corriere del Mezzogiorno, 28 aprile).
***********************************
Trani Informa
Comunicazione e informazione culturale, turistica e di servizio
Auto blu, Tarantini al centro di un’indagine per peculato
Il Pm chiede l’archiviazione, il Gip la respinge. Camera di consiglio il 9 ottobre
venerdì 26 giugno 2009
Un’indagine per peculato d’uso era stata avviata nei mesi scorsi dalla procura di Trani a carico del sindaco Giuseppe Tarantini, reo di essersi recato al lavoro, in ospedale, con l’auto blu del Comune. Il tutto era partito da un esposto, con tanto di documentazione videofilmata di un cittadino, Piero Lestingi, ma il pm Bruna Manganalli ha chiesto l’archiviazione, respinta però dal gip Roberto Oliveri del Castillo che ha fissato per il 9 ottobre la camera di consiglio: al termine della stessa, il giudice potrà decidere di archiviarla comunque, ordinare al pm di svolgere ulteriori indagini oppure di riformulare l’imputazione.
L’argomento è stato trattato con ampi dettagli dal Corriere del Mezzogiorno. La prova del peculato del primo cittadino consiste nelle riprese realizzate dallo stesso Lestingi, mentre l’auto blu guidata da un vigile urbano di mattina esce da Palazzo di città, prende Tarantini a casa e lo accompagna in ospedale. Il pm non ha ritenuto sufficiente il dvd come prova “per via dell’impossibilità di attribuire con certezza le date dei singoli episodi di reato” e poiché “si tratta di attività di osservazione svolta da privato, senza le modalità e con le garanzie tassativamente previste per le attività di polizia giudiziaria”.
Secondo il sostituto procuratore non sarebbe nemmeno stata accertata “la circostanza dell’effettiva prestazione di lavoro da parte del Tarantini, ovvero del fatto che si recasse presso l’ospedale di Trani in veste istituzionale”. E, in ultima analisi, il reato di peculato d’uso non sarebbe configurabile - secondo quanto stabilito anche da una sentenza della Corte di Cassazione del 2007 - “quando la condotta abusiva non abbia leso la funzionalità della pubblica amministrazione e non abbia arrecato un danno patrimoniale apprezzabile”.
Lestingi, da parte sua, aveva chiesto al procuratore capo, Carlo Maria Capristo, che si accertassero i fatti “a nome e per conto dei cittadini tranesi, quelli che si recano al lavoro con mezzi propri, pagati con i propri soldi e in molti casi con mezzi pubblici, mentre il sindaco utilizza l’auto blu a spese di noi cittadini”.
******************************************************
Nessun commento:
Posta un commento