martedì 30 giugno 2009

NON SI PUO ANDARE IN FERIE.

Si stanno consumando gli ultimi resti di un progetto eversivo nel nostro paese.
Si inveisce contro la stampa, dichiarando che bisogna "chiudere la bocca" a chi contraddice ciò che dice il governo. Si fanno incontri "carbonari" (come dice Travaglio in un suo articolo oggi) tra giudici della corte costituzionale, inquisiti, primi ministri e altri per ridisegnare il mondo giudiziario. Per scardinarlo oserei dire.
Si vuole smontare ciò che era stato scritto per garantire al nostro paese di non ricadere in un altro ventennio. Non vi è solo un personaggio dal dubbio passato e da un presente non troppo cristallino, che in crisi senile, si crea leggi ad personam, vi è in atto qualcosa di ancor più pericoloso.
E' come se fossimo attaccati dal virus dell' AIDS...ci distrugge tutti gli anticorpi, tutte le nostre capacità difensive, e ci lascia inermi anche davanti ad un raffreddore che potremmo prendere poi...
Non è tempo per andare in ferie....
E non è un caso che mentre le famiglie iniziano a pensare ad altro, alle vacanze, al riposo, l'azione di governo si fa più insistente su tutti quegli argomenti lasciati assopire nei mesi passati.
La nostra situazione è ben rappresentata dal Terremoto dell'Aquila.
Una sequenza di scosse di cui nessuno ha voluto tenere conto ha destabilizzato il tessuto democratico del paese.
Una scossa più forte (dal pacchetto sicurezza alle leggi sull'immigrazione) ha distrutto la coesione sociale,
ed ora ancora le scosse non si fermano, la terra continua a tremare...
c'è chi ci si abitua...perchè bisogna continuare a vivere...
c'è chi dice che bisogna fare qualcosa,perchè nel frattempo le scosse si intensificano, c'è chi dice che va bene vivere ma non rinunciando alla propria dignità.
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Ho la necessità impellente di avere un'idea del mondo di domani.
Il bisogno di comprendere se lascerò a chi verrà dopo di me (terribile ma necessaria questa coscienza di essere a scadenza, di avere un limite di esistenza)
un mondo che è conseguenza dell'attuale, con un effetto serra provocato principalmente dal riscaldamento del sole, ma ben aiutato dal nostro modo di vivere, con miliardi di poveri e diseredati,con una piccola parte di fortunati
che vivono nel mondo ricco, ma sfruttati e consumati dal loro stesso consumare o se lascerò un mondo diverso.

Vi è in me come un moto irrefrenabile, un'inquietudine,che mi obbliga a pormi continuamente questa domanda.Sarà quello che lascio un pianeta in mano alle regole
dell'economia? Profitto, lavoro sottopagato, espansione dei consumi, riduzione delle risorse, mercificazione delle stesse, partendo dall'acqua e arrivando,quando
ormai sarà inquinata e limitata, anche alla mercificazione dell'aria?

Sarà un mondo dove, come già oggi, i governi nazionali,magari anche eletti nelle regole della correttezza e della democrazia, non contano nulla rispetto alle
decisioni del “mercanti”?
Dove il mercato appunto decide le sorti di tutto e tutti, dove il denaro è più importante di ogni cosa,dell'etica e della morale?

Le notizie che mi giungono ogni giorno mi fanno pensare che non si possa continuare così. Non riesco ad accettare di continuare a sentire di “incidenti”, di disastri “naturali”, di guerre“etniche” o di “religione” o peggio di “civiltà”
che è un ossimoro: come fare ad unire il termine guerra con civiltà?)
Ma non si possono accettare anche perché sono tutte cose basate su “inesattezze” per non dire su falsità.

Non è possibile accettare che qualcuno parli di “incidente”.

Un incidente per essere tale deve essere una cosa imprevedibile, una cosa che non ti aspetti. Non si possono mettere in circolazione auto che vanno a duecento all'ora, che pesano nemmeno ottocento chili, e pensare che se si schianta sia un “incidente”.
E' altamente probabile che capiti. E se capita cosa provoca?
Un innalzamento del PIL


Non puoi mettere a lavorare una persona per otto o dieci ore (dato che gli straordinari sono detassati) in un ambiente pericoloso come lo sono gli ambienti di lavoro, tutti)evitare di dargli tutte le istruzioni necessarie,perché la formazione costa, c'è la crisi,e non si possono aumentare i costi, evitare di migliorare gli strumenti di lavoro, perché costano, c'è la crisi (la crisi quella c'è sempre)
non si possono aumentare i costi...e poi dirmi che se muore qualcuno è un incidente!!!

Certo è che (non scherzo, le statistiche aiutano a vederlo) con migliaia di incidenti sul lavoro aumento le percentuali dei nuovi occupati.
Si perché le aziende che hanno incidenti mortali difficilmente interrompono la produzione, e quindi sostituiscono l'operaio rotto con uno nuovo)

Non puoi venirmi a raccontare che il terremoto è un disastro naturale.
Primo perché NON è un disastro. E' un terremoto.


E' un disastro se le case sono costruite senza pensare che poi ci abiteranno delle persone, magari i tuoi figli,senza pensare dove le costruisci e come dovrebbero essere per essere sicure, stabili,affidabili.

E' un disastro se poi queste case crollano. Ma ciò non ha nulla di “naturale”.
E' una conseguenza delfare in funzione dell'accumulare più denaro Non si può parlare di guerre etniche quando dietro ad esse vi sono interessi di grandi “Mercanti” che per accumulare, per definire nuovi mercati, per impedire che qualcuno dia fastidio, mettono in attocampagne d'odio per mettere gli uni contro gli altri.
L'etnia non c'entra nulla: è solo questione di “economia”
Qualcuno risponde che funziona cosi, che sono le leggi
del mercato....ma queste leggi qualcuno le ha votate?
Le ha discusse un qualche parlamento?

L'economia, scientificamente, NON è una scienza. E' frutto di comportamenti non programmabili che danno esiti difficilmente prevedibili.
Quindi non vi sono LEGGI economiche. Non vi sono leggi fisiche incontrovertibili che ne guidano i comportamenti.
L'unica legge che segue è l'accumulazione. Ma è una legge anch'essa ambigua dettata solo dalla cupidigia di alcuni.
Sono sessant'anni che tutti gli economisti del mondo hanno ammesso che l'economia non segue leggi scientifiche”infatti non siamo più nell'economia del valore
delle merci, ma siamo in un economia dove le stesse hanno un “prezzo” che nulla c'entra col loro “valore”.

Quindi tornando al concetto di LEGGI ECONOMICHE,esse non hanno alcuna legittimità. Sono regole imposte, meccanismi creati esclusivamente per accrescere la capacità di accumulo di qualcuno.

Anche perché se ci si pensa a quanto costa un oggetto dei dubbi nascono.
Ci offrono dei prodotti a basso prezzo. Magari made in china.
Costano veramente poco. Ma un dubbio ci assale. Qualcuno avrà procurato la materia prima. Qualcuno avrà fatto lo stampo, qualcuno avrà lavorato,
qualcuno avrà smaltito le scorie e i rifiuti.

Dove sono i valori di tutte queste cose. Sono finite in materie prime strappate dalla terra da novelli schiavi?
In territori deturpati senza nessun rispetto ne per le popolazioni ne per l'ambiente
Dove sono finiti gli scarti? Ad inquinare falde acquifere, terreni?

Ho la necessità di chiedermi se ciò che mi si propone, se il tipo di vita che mi si prospetta abbia un significato o che mi renda solo vittima e complice di un sistema che in fin dei conti non voglio.

Certo all'inizio tutto sembrava facile e bello: il progresso, lo sviluppo Una casa, e poi una casa calda d'inverno e fresca d'estate. E poi ancora tutti i gadget che una casa DEVE avere: la lavatrice, la lavastoviglie,ma ancor di più
la TELEVISIONE.
(Si perché se entrate in una casa non vi stupite se uno non ha la lavatrice ma sicuramente rimanete perplessi se non possiede la televisione.)

Ed è proprio da quello strumento che ci arrivano i messaggi. Quelli che ci enunciano i principi economici : le leggi.

Devi consumare, poi devi consumare.
Poi dato che non consumi abbastanza,devi produrre per ricevere un salario.E quindi puoi consumare di più. A questo punto il tuo desiderio è consumare.
Ma per poterlo fare devi guadagnare di più.

E per farlo ti trovi ad accettare compromessi, tra la tua etica e il tuo fare.

Accetti di non guardare se la sicura del tuo macchinario è smontata,così produci di più. E non dici niente. Il tuo “datore di lavoro” guadagnerà di più e
così sarà contento di te e magari ti darà più soldi e così guadagnerai di più anche tu. Anche se ormai sei stanco e hai fatto le tue ore, ne fai ancora,così il tuo d”datore di lavoro” guadagnerà di più, e sarà contento e magari ti farà guadagnare di più.
E tu potrai comprare quel telefonino che hanno fatto vedere in tv, che èil massimo, che è necessario per avere successo nella vita. Così quando andrai al bar a bere con gli amici, e magari ad ubriacarti (adesso è più chic dire a “sballare”) perché il lavoro che fai non ti piace, perché dopo il lavoro non hai più voglia
di fare nulla, allora avrai l'occasione di far vedere che sei uno di successo, estraendo il tuo telefonino ultimo grido.

Ma appena arriverai a casa, accenderai la tv e scoprirai che per essere un uomo di successo devi avere un altro modello....e domani farai qualche ora in più, e non dirai nulla se il tuo collega si fa male perché così magari il tuo datore
di lavoro sarà contento....

Ma ti hanno licenziato. La tua fabbrica è chiusa.Il tuo telefonino ultimo grido , che ormai è vecchio,squilla:è la tua banca che ti dice che il prestito che hai fatto per la macchina nuova, che nuova non è più, ma che devi ancora pagare, ha due rate scoperte.Sono le regole del mercato.

Io ho la necessità di disegnare un mondo diverso da questo. Perché mi va stretto,perché io credo che la gente sia migliore di quello che sembra. Mi rendo conto che lottare da soli non serve a nulla. Sono un pragmatico.
So che le cose per funzionare, per essere capite devono essere condivise.
Allora devo porre domande e devo costruire risposte.
Devo iniziare a pensare se questa economia è “compatibile” con il mondo attuale, con la Vita stessa.

Devo iniziare a chiedermi se tale discussione ha senso se fatta all'interno di un solo paese, se voglio ragionare su una economia fatta ad uso e consumo di “mercanti” che frontiere non ne hanno. Non credo sia casuale se vengono definite molte
aziende “multinazionali”.

Devo anche iniziare a chiedermi se parlare di economia nuova, debba essere anche pensare alla ricchezza principe: l'energia.

E se devo pensare ad essa dovrò forse pensare che una energia prodotta da pochi è pericolosa per la mia libertà. Perché senza energia tutta la mia tecnologia,
la mia capacità, tutto viene meno.E' forse dunque meglio, per esemplificare,
pensare ad una produzione diffusa sul territorio?
Magari pensare all'energia prodotta col fotovoltaico?
Pannelli solari su ogni casa? Vi sono obiezioni su questo?
La necessità di grandi centri di distribuzione l'abbiamo già risolta,perché già esistono, vi è la difficoltà di immagazzinamento dell'energia?
( Le batterie sono ancora allo stadio iniziale, la ricerca in questo campo risulta lenta, solo la necessità di telefonini più duraturi ha prodotto le pile al litio...e solo la crisi petrolifera ha fatto apparire accumulatori per le auto più efficienti, )Hod qualche dubbio sulla difficoltà incontrata in questa ricerca...

Dovrò dunque, sempre per esemplificare, pensare ad una mobilità alternativa e ragionare se non sia più conveniente, più sicuro e più efficiente il trasporto
collettivo di quello singolo.
Quindi meno o nulla auto ma mezzi collettivi di trasporto, dai treni agli autobus, alle navi per le merci e per le persone, magari più sicuri e confortevoli,
a basso costo o addirittura, a costo zero.

Perché dovrò pensare anche a come ridistribuire ricchezza, quella accumulata dall'intero paese,dalla tassazione, come fornire servizi,come produrre posti di lavoro nuovi e diversi.

(Ma faccio una parentesi ancora: non più di servizi bisognerà parlare ma di momenti di utilità collettiva. Non semplici parcheggi per bambini,per fare un ennesimo esempio ,ma luoghi utili alla crescita ed alla educazione. La qualificazione dei
“servizi” è fondamentale, non basta mettere l'insegna, bisogna riempire di contenuti e buone pratiche)
Aggiungo e preciso come nel mio ragionare la “privatizzazione dei servizi” come le scuole o gli ospedali o come l'acqua, sia un concetto lontanissimo da me.
Ma non credo allo Stato/Governo come risolutore del particolare, del locale.

Non ha significato che a gestire un ospedale vi sia lo Stato o una sua emanazione.

Penso sarebbe utile ragionare di autogestione locale dei servizi.

Ha significato che un ospedale sia gestito da professionisti della medicina per ciò che attua la medicina, da professionisti dell'assistenza e dell'accoglienza per quanto attua esse, ma che sia “auto” gestito localmente per ciò che necessita alla
comunità, per ciò che riguarda l'amministrare, il fornire quali servizi.

Ha significato che lo stato verifichi i parametri di garanzia dell'offerta.
Che garantisca controllo e assistenza.
Che aiuti la comunità ad autogovernarsi nella gestione.
Pensare in questo modo aiuterebbe a capire meglio che una economia diversa vi può essere.Credo infatti in uno Stato/Governo presente nel suo “legiferare a garanzia”.
Uno Stato/Governo presente nel garantire uguaglianze di fatto nella legge.
(Non credo affatto al finto federalismo della Lega Nord che creerà spaccature sociali, sprechi e nessun beneficio.)

Lo Stato in quanto Governatore delle politiche globali del Paese o dei Paesi, (perché no: L'Europa Unita è una realtà, anche se alquanto difettosa
e soggetta a numerosi miglioramenti).

L'iniziativa privata, bandiera del liberismo e bestia nera del collettivismo, non è assolutamente una cosa sbagliata. E' necessaria.E'fonte di autodeterminazione della persona. Deve però esservi un punto di coincidenza tra interesse globale e interesse personale.E deve essere perseguita realmente quando questa coincidenza viene meno o addirittura provoca nocumento alla collettività.

Se pensiamo ad una società nuova dobbiamo sforzarci di immaginarla.Dobbiamo fare i conti con il reale e il possibile e quindi con il realizzabile.Ma dobbiamo anche pensare a cosa fare per rendere realizzabili (cioè reali e fattibili) i passi successivi.

Dobbiamo avere il coraggio di sganciarci dalle pastoie di una cultura che ci ha tolto la capacità di criticare costruttivamente. Che ci ripete “si è sempre fatto così e quindi non si può cambiare”.
Il mio dire, descrivere esempi, vuole essere sprone al pensare, insieme,collettivamente, ragionamenti e strade percorribili.

Il mio essere contrario alle “logiche dei mercanti”non lo è per partito preso, ma perché vedo uno spettro aggirarsi attorno a me. Ed è assurdamente simile allo
spettro del comunismo con cui Marx iniziava il suo più conosciuto scritto.

La privatizzazione del tutto, la concentrazione della proprietà sempre in meno mani, la definizione delle politiche internazionali legate alle politiche economiche dei “mercanti” appunto, porta per sua natura di fatto ad una dittatura globale.
Una totalizzante società che in nome dell'accumulo farà di questo pianeta un luogo ove essere ora schiavi ora consumatori ma mai liberi.

Non è forse ambiguo e preoccupante che le nuove tipologie di associazione a salvaguardia dei diritti se ieri si costituivano in “sindacati dei lavoratori”
a rappresentare le istanze dei “produttori di merci”oggi si costituiscano in “sindacati dei consumatori”?

Non è forse dunque arrivato il momento di ripensare il futuro, superando ideologie che ci hanno si permesso di migliorare i nostri diritti, ma senza uscire dal
nostro ruolo di produttori/consumatori ?

Non è forse il caso di aprire un vero dibattito su cosa debba essere la sinistra ormai orfana (realisticamente, obiettivamente) di tutte le speranze di una società futura che il comunismo disegnava?
Perché se il comunismo è morto anche l'intero pianeta sta poco bene.
Non è forse il caso di mettere in discussione anche quei principi che hanno identificato gran parte della sinistra come “sinistra liberalista”? Non è forse
il caso che il dibattito venga esteso all'Europa

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